(Pubblicato su Trovacinema il 20 settembre 2002)
Magdalene è un film di cupa bellezza e rara intensità. Le atroci vicende delle ragazze irlandesi recluse nei conventi per espiare i propri peccati, condannate a una vita di soprusi, privazioni e umiliazioni, vengono affrontate con lucida spietatezza e rigore morale. Peter Mullan lascia parlare i fatti e non spreca una sequenza per produrre emozioni. Per questo motivo, il risultato finale richiama analoghi lavori di Loach (
Family Life), risparmiando allo spettatore colpi bassi gratuiti del genere von Trier. Come tutti i film a tesi, il cui impianto è strettamente dogmatico,
Magdalene non è esente da difetti. Il principale di questi consiste in un sostanziale manicheismo che si accentua in particolare nella seconda parte: non ci sono sfumature nel dipingere le Magdalene Laundries, dove le ragazze venivano costrette a lavorare senza retribuzione, le monache appaiono tutte come dei malvagi kapò e i personaggi maschili hanno un ruolo esclusivamente negativo. Sono le forzature tipiche dei film-denuncia, ma l’efficacia e l’attendibilità dei contenuti non sono in alcun caso compromesse. Sconvolge soprattutto considerare che i fatti narrati non risalgono a un’epoca remota: l'ultima di queste istituzioni è stata chiusa nel 1996. Se si attribuisce un valore ai premi cinematografici, si può tranquillamente affermare che
Magdalene ha vinto con pieno merito il Leone d’Oro 2002.
Magdalene (The Magdalene Sisters), di Peter Mullan, con Eileen Walsh, Geraldine McEwan, Dorothy Duffy (Gran Bretagna, 2002, 119’). Venerdì 5 settembre, ore 0,05’, Canale5.