Voli imprevedibili ed ascese velocissime
traiettorie impercettibili
codici di geometria esistenziale.
(F. Battiato, Gli uccelli)
Secondo il mio modello di geometria esistenziale, ogni storia si può raffigurare mediante una figura geometrica differente.
Spirale ed ellissi implicano un ritorno: ci si perde e ci si ritrova – sebbene le condizioni di partenza possano mutare.
La retta sancisce invece allontamenti definitivi. Non riesco a pensare che l'amore possa essere descritto da una retta. L'amore si esprime in maniera più complessa; e poi è tridimensionale, mentre la retta sta su un piano. Se si parla di rette parallele, inoltre, queste sono destinate a non incontrarsi mai – se non all’infinito. Il che mi pare una consolazione relativa.
Anche la spirale implica un allontanamento a partire da un punto iniziale. Un allontanamento tanto progressivo quanto (spesso) doloroso. Sempreché, naturalmente, il verso rimanga lo stesso. Nulla vieta che il verso del vettore cambi e si assista a un avvicinamento lungo la medesima direzione. Questo però, nel mio modello di geometria esistenziale, capita solo in determinate condizioni.
A proposito di ellissi. Alla prima fidanzatina, Lucia, ebbi la malaugurata idea di dire che lei era la mia stella cometa. In effetti passò per un breve periodo sopra la mia testa (in verità anche su tutto il resto del corpo), salvo perderla successivamente di vista. Suppongo che il suo tempo di rivoluzione sia troppo lungo perché contempli ulteriori transiti. Non l’ho scordata, come si conviene per il primo amore, e credo che la riconoscerei senza indugio nonostante siano trascorsi decenni. Temo che sarebbe lei a non ricordarsi più di me, quindi preferisco evitare la delusione.
L’anello di Moebius è particolarmente affascinante. Esso appare come una figura semplice, una sorta di "8": si può costruire con una strisciolina di carta unita alle due estremità dopo averle fatte ruotare di 180°. Dal punto di vista geometrico si tratta invece di una figura paradossale poiché, pur apparendo a prima vista provvisto di una superficie interna e una esterna, in realtà ha una sola faccia. Cioè è piano e solido al tempo stesso. Penso che la nostra esistenza si possa disegnare come un anello di Moebius: un percorso infinito, che in certi momenti si rivolge verso il mondo interno e in altri verso quello esterno, intersecandosi in ogni punto con altri anelli simili. Relazioni e sentimenti si snodano lungo questo tragitto tipo ottovolante, che si avvolge su se stesso e avvolge coloro che ci circondano.
A ogni buon conto, sul concetto di geometria esistenziale e sulle implicazioni che comporta l’anello di Moebius devo rifletterci meglio e un po’ più a lungo.
(Febbraio 2005, lettera privata)
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