Dall'utopia comunista all'icona da merchandising. Canzoni, parole, poesie, diari. Cronaca, storia e controstoria. Dalla biografia al mito, solo andata, nessun ritorno per certi ideali - e idealisti. Viaggi, guerriglia e riforma agraria, senza perdere lucidità. Tradimenti, ritrovamenti, una quasi santificazione. Medico, rivoluzionario, scacchista, marito, padre, scrittore, comandante - in una parola: uomo.
Recupero queste righe scritte per El Mundo da Alberto Corazón, uno dei più importanti giornalisti spagnoli.
"Il più piccolo dei miei figli ha 18 anni. E varie magliette con l'immagine del Che. Quando lui aveva l'età per ascoltare conversazioni o parlare con i suoi amici di personaggi leggendari, il Che era morto da 30 anni. Apparentemente. Era scomparso dall'immaginario della Sierra Maestra, le difficoltà per trovare un posto nel castrismo, la seconda opportunità in Bolivia, il Diario... E apparve un'immagine luminosa, ribelle, mitica, romantica, adolescente pertanto. Il Che simbolizza la generosità del lato più attivo dell'idealismo. Un punto di riferimento di cui abbiamo molto bisogno. La cosa interessante di tutto questo è che quando noi ci togliamo la maglietta del Che, c'è una nuova generazione pronta a indossarla. Per questo mi piace quest'immagine, quasi adolescente e poco armata".
Sottoscrivo.