È difficile isolare nella propria storia un momento cruciale di svolta: si tratta spesso di una semplificazione, talvolta di un'illusione ricreata dalla memoria. Posso affermare con sicurezza che quel giorno mi ha cambiato, per la semplice ragione che me ne accorgevo mentre lo vivevo istante per istante. Colsi molti segni evocativi in questo senso: perdonatemi se non ve li racconto, ne ho pudore e inoltre correrei il rischio di banalizzarli. Ho riflettuto a lungo sui sentimenti che provai durante quell'incontro perfetto, cercando di comprendere la verità di ciò che avevo sentito e poi capito. So soltanto che la persona che sono adesso risulta chiaramente debitrice di una giornata fiorentina in cui, nel corso di poche brevissime ore, si diedero appuntamento tutte le stagioni.
Resteremo per sempre nei giardini di Boboli, disse L. quando salii sul treno del ritorno. Ignoro se esiste qualcosa che sia per sempre, in ogni caso non quel flirt sia pure memorabile. Il suo significato essenziale, però, l'ho conservato gelosamente. Fu gettar luce e calore su una superficie ignota del mio cuore, che scoprivo capace di dilatarsi come mai prima d'allora. Fu una potenzialità emergente che si manifestava in uno slancio di passione e che mi conduceva a un livello emotivo nel tempo acquisito come parte di me. Sebbene in forma discontinua, quella rivelazione ha costituito un viatico necessario per il mio percorso affettivo di cui quotidianamente, senza calcolo né misura, scopro la rotta.