In questi giorni terremotati veniamo a conoscenza di episodi commoventi di volontariato e solidarietà. Al tempo stesso prendono però evidenza casi di sciacallaggio che fanno gelare il sangue nelle vene. Non parlo dei furti vigliacchi che taluni delinquenti mettono in atto tra le macerie degli edifici crollati ma di sciacallaggio virtuale. Sono le false notizie che circolano su internet, preparate e proposte non già da psicolabili, paranoici et similia, ma da vere e proprie organizzazioni che speculano sullo stato di vulnerabilità psicologica in cui ci troviamo un po' tutti.
Qualche esempio? La somma inviata via sms ai tempi del sisma in Emilia non sarebbe mai giunta alla popolazione. I migranti alloggiano negli alberghi a cinque stelle mentre i terremotati stanno nelle tendopoli. Da ultimo, l'Istituto Nazionale di Geofisica avrebbe comunicato una magnitudo più bassa per far sì che il governo non rimborsi i danni. Nulla di vero, ovviamente.
Tralasciando un giudizio sul barbaro cinismo di chi le propone, tali falsità aizzano ad arte l'aggressività latente in ognuno di noi: gli utenti più sprovveduti dei social network - una buona parte dei naviganti - cascano nel tranello e ne amplificano la portata, diffondendole e condividendole a macchia d'olio senza verificarne la credibilità. Le finalità sono evidentemente politiche, si getta discredito sulle istituzioni (il governo in primis) rafforzando l'ansia sociale, ma ho la sensazione che non manchino aspetti meramente commerciali.
Questo è il web: un prezioso strumento di comunicazione e, al tempo stesso, una bieca modalità per trasmettere informazioni menzognere costruite ad arte (insisto su questo particolare). Ma, in fondo, il web non è altro che lo specchio della psiche umana. E di questo dovremmo forse preoccuparci maggiormente.