Trent’anni dopo percorsi anch’io i passi di Pier Paolo sulle dune di Sabaudia. Tutto era rimasto come allora: la natura selvatica, l’odore forte delle alghe, la salsedine sugli abiti. Provai a immaginare i suoi pensieri, incagliati dentro le rughe del viso, tesi come il vento di quel giorno. Il peso delle aggressioni, dei processi, la fatica di sentirsi continuamente vilipeso, dileggiato, ripetutamente umiliato, infamato, cominciava a farsi sentire. La sua voce risuonava inaspettatamente stanca, lo sguardo si ancorava alla terra o vagava nel vuoto, le mani nodose affondavano nelle tasche del cappotto. Pier Paolo soffriva, era deluso, amareggiato. Provò a reagire tuttavia allo scoramento. Petrolio e Salò saranno gli ultimi, disperati, inascoltati tentativi di ribellione a quel Sistema che stava preparandosi a strappargli la parola di bocca per sempre.