Luglio 1984, esame di Maturità classica. Come prima materia porto Storia. Il commissario esterno mi chiede di cominciare con un argomento a piacere e io scelgo di parlare di Cavour. << Camillo Benso Conte di Cavour nasce nel 1810, blablabla, la II Guerra d’Indipendenza, l’Austria, Napoleone III… >>. << Va bene, bravo. Passiamo ad Educazione Civica: la Costituzione italiana: contiene un principio cardine liberale, mi sa dire qual è? >>. (Un paio di decadi più tardi Berlusconi affermò che la Costituzione era ispirata a quella sovietica ma, ai tempi, nessuno studentello per quanto imberbe avrebbe considerato una tale scemenza.) Ci penso su un attimo e poi, dopo un’occhiata d’intesa al membro interno, rispondo: la proprietà privata. << Bene. Ancora una domanda: lei avrà sentito parlare di un progetto di riforma della Costituzione… >>. << Sì >>, dico, << Esiste una commissione bicamerale presieduta da Bozzi >>. Sapevo chi era Aldo Bozzi, vecchio esponente del PLI canuto e col pizzetto, perché sembrava uscito da un dagherrotipo di fine Ottocento. << Vedo che lei è informato anche sull’attualità >>, chiosa il commissario esterno, e mi lascia libero di affrontare Greco e l’Alcesti.
L’attualità del 1984 non è mai passata d’attualità. Nel senso che di una revisione organica della Carta Costituzionale si parlava già negli anni ’60 e vi furono diverse altre Commissioni bicamerali oltre a quella presieduta da Bozzi – negli anni ’90 toccò a De Mita e alla Iotti, quindi a D’Alema. I lavori non portarono tuttavia ad alcun risultato. Seguirono vari tentativi - ricordo una bozza Violante e una commissione presieduta da Quagliariello - altrettanto infruttuosi.
Siamo giunti così al 2016 e ora, dopo l’approvazione del Parlamento nell’aprile scorso, tocca a noi cittadini confermare o meno la riforma Renzi-Boschi. L’argomento è complesso, estremamente tecnico e, visto anche com’è andata la campagna referendaria, forse era un passaggio che si poteva evitare. Ad ogni modo, mi sono fatto l’idea che non esista una riforma perfetta in assoluto. La Costituzione definisce semplicemente le regole del gioco e le regole si possono adeguare ai tempi, integrare e ampliare, senza stravolgere il senso del gioco: cosa che, pur nei suoi limiti, questa riforma garantisce. Non la considero perciò né migliore né peggiore tra tutte quelle possibili: credo solo che i suoi contenuti, nel complesso, siano sostanzialmente validi e non tocchino i principi basilari.
Per questo motivo domenica andrò a votare e voterò Sì. Ma rispetterò quelli che decideranno per il No, perché riconosco che alcune delle obiezioni che pongono sono ragionevoli. Non mi sono curato né mi curerò invece dell’opinione di chi, senza entrare nel merito della questione, ha trasformato questo evento (diciamolo pure) storico in un referendum pro o contro l’attuale governo. La Costituzione rappresenta la legge fondamentale della Repubblica italiana, non può e non deve diventare pretesto per una battaglia politica di bassa lega.