La incontro solo qualche volta, mentre a piedi percorre il viale che la conduce in ufficio. Talora poche osservazioni ed occhiate appena più indiscrete costituiscono la fonte unica di conoscenza, tuttavia intuiamo che non esiste verità più autentica di questo contatto primitivo con le persone di cui apprendiamo istantaneamente l’essenzialità. Lei si muove con la sveltezza di una ragazzina, pur non essendo più giovane, e le gambe ben rifinite sollevano ritmicamente la gonna. Nei suoi movimenti sciolti racchiude un’energia concreta e una sensualità consapevole. La osservo di sfuggita, nondimeno mi pare di poterla descrivere distintamente e con sufficiente precisione. Una volta lei ha intercettato il mio sguardo e la vanità impertinente dei suoi occhi chiari mi ha colpito come un lampo. È evidente che non sono l’unico a spiarla. Ciò rientra nell’abitudine di molti uomini e lei è di una bellezza interessante, persino impudica, sebbene la sua avvenenza lasci intuire una seducente indisponibilità. Quel modo di catturare l’attenzione nasconde la ferma volontà di poter controllare le persone che le stanno intorno. Comportamento adeguato per chi, con ogni mezzo, non desidera lasciarsi accostare. Immagino che le venga naturale mentire con noncuranza. Intende apparire ma, non volendo aderire alle cose, finge di accettare con brillante passività il gioco condotto da altri, del quale invece si sente in pieno possesso.