Una luce caramellata mi addolcisce le pupille. Tra qualche minuto saluterò questo sole collinare che già mi manca. Un gabbiano plana nel vento mantenendo le ali spiegate, poi innalza di nuovo il suo volo e in un baleno giunge all’altezza del faro. Giù in basso le onde nel porticciolo dondolano le imbarcazioni, le spingono avanti e indietro sul pelo dell’acqua, in un moto costante, incessante.
Ti osservo mentre segui tutte queste cose con lo sguardo vagamente perso di bambina. Sollevo la tua mano in un accenno di volteggio e ora ci muoviamo senza peso tra le sedie e il parapetto, felicemente ebbri di calore e salsedine.
Questa sera saremo gli invitati segreti al gran ballo del sovrano. Percorreremo la sala dei ricevimenti in tutta la sua lunghezza accompagnati dagli sguardi meravigliati degli astanti. La stoffa del tuo abito abiti fruscerà in un silenzio sospeso insieme ai miei passi di cuoio sui tappeti persiani. Dalle corde dei legni si produrranno musiche antiche che accarezzeranno i divani damascati e le pareti rivestite di broccato. Le ampie vetrate tracceranno un confine invisibile tra il chiarore dorato dei candelabri e l’umida oscurità della spiaggia sottostante.
Il mare continuerà a fluttuare sfumando il suo andirivieni nel cielo immobile e notturno. E noi ci immergeremo ad occhi chiusi dove le acque si fanno più profonde, dove il mondo di sopra lentamente scompare, il silenzio si fa assoluto e tutto – tutto – si dimentica.