Ci sono canali televisivi (Top Calcio 24, Sportitalia) dedicati interamente al calciomercato. Giornalisti ed esperti, o pseudotali, passano tutto il santo giorno – e parte della serata – a discutere su voci e supposizioni più o meno fantasiose di trasferimenti da una squadra all’altra. Si agitano, urlano, si accapigliano a proposito di strategie societarie, di procuratori e presidenti, di paccate di milioni per questo o per quel giocatore. Ciascun ospite è convinto di possedere la verità, perciò se ne sentono di ogni. E poi ci sono le telefonate o le e-mail degli spettatori, che contribuiscono a gettar manciate di parole al vento.
Spesso, lo confesso, mi sintonizzo su questi canali e resto per più di qualche minuto ammaliato da tale insensato stream of consciousness. In fondo rappresenta bene la vacuità di questi tempi, in cui tutti avvertono l’irresistibile impulso di proclamare urbi et orbi la propria opinione su qualsiasi cosa. Il calcio è, in questo senso, emblematico: basta aver dato quattro calci ad un pallone per sentirsi commissari tecnici, così come saper leggere e scrivere per fare lo scrittore o seguire qualche talk show per diventare un politico di razza. E allora tutti a dissertare sul futuro di CR7 o sui prossimi colpi di Real e PSG, con la stessa faciloneria incompetente con cui si esprimono giudizi sui vaccini o sui contratti Rai. Tanto fra trenta secondi passa una carrellata di spot su scioglipancia e tonificaddominali, poi si ricomincia daccapo. C’è anche il Girona su Doumbia, la Roma punta Gonalons, in arrivo Mario Rui al Napoli e Sabatini afferma: faremo grandi colpi. E se così non fosse, nessuno se lo ricorderà.