Amo i labirinti. Da bambino mi infilavo sotto le coperte e immaginavo di addentrarmi e smarrirmi in un dedalo di strade buio, inestricabile, senza ritrovare l'orientamento. Provavo un filo di angoscia al solo pensiero, ma da tale stato d'animo derivava - non so perché - un misterioso senso di piacere. Forse il piacere di non essere più io, irrimediabilmente, diventare infinita parte di un tutto - del nulla. Percorrendo però questo bel viale alberato, dal quale si dipartono piccoli sentieri scivolosi che digradano verso il mare, sfugge ogni sia pur blanda sensazione che ci sia un'irreparabilità alle cose. La realtà pare accomodarsi e indicare possibili soluzioni, il tempo prende l'aspetto di un sereno alleato. Ogni pensiero si dispone come un tassello di un più ampio mosaico, dove ogni pezzo trova la migliore e opportuna collocazione. Era tanto che non avvertivo, quasi palpabile, questa serenità indecifrabile. Ritorno ad un luogo al quale so di essere grato: dopo aver proceduto per anni e in ore diverse, perdendo persino il ritmo delle stagioni, dopo essermi separato dal mondo creando per me un'esistenza diversa, ho la possibilità di dare un senso all'incompiutezza. In passato mi sono a lungo chiesto cosa mancasse alla mia vocazione di vivere, cosa me la rendesse inaccessibile. Perché una ricerca, che credevo lieve e proficua, si fosse rivelata affannosa, tormentata. Avevo finito per comprendere che non avevo posti concreti nel quale cercarla. Ed ora, osservandola da più vicino, questa villa, viva per le sue assenze, mi sta offrendo il conforto di un esilio definitivo, liberandomi da pesi insondabili.
D'improvviso, una mano si posa sulla mia spalla.
Sussulto. Mi volto.
<< Piccola Luce... >>.
Seguo il flusso dei pensieri e mi ascolto dire: << La verità è che abbiamo dato troppo peso a questioni irrilevanti, abbiamo sprecato i nostri studi, il nostro talento >>.
Piccola Luce sorride, sembra aver capito.
(photo by Pim)