"Davvero lui è un fenomeno. Finirà come con Totò. Quando non ci sarà più (e campi cent’anni) ne faremo un mito. E più puttanate avrà fatto, più ci sembreranno intelligenti. Se posso iniziare nell’operazione, annoto che, a parte come fa l’attore, lui è comunque un grande per quello che ha scritto. Prima o poi bisognerà iniziare a rileggere i suoi libri su Fantozzi come uno dei passaggi decisivi della narrativa italiana. Oh yes. In quelle pagine lui ha creato quasi dal nulla un incrocio di gerghi, di aree linguistiche e di iperboli retoriche che ha del formidabile. Con quell’aria di prosa di serie B, semplice semplice, cristallina e ovvia, quella era una lingua nuova. Per fare un microesempio: la parola 'tragico' non è più la stessa da quando l’ha usata lui. Era già una parola enorme, ma dal 'tragico spigato siberiano' in poi ha dimostrato di saper dire ancora qualcos’altro. Lasciamo stare con quale forza quella sua lingua sia entrata nel parlare collettivo: quel che è sorprendente è ritrovarsela adottata integralmente o a schegge in libri e film che tutto vorrebbero essere tranne prodotti di serie B. Che lui lo sappia o no, se oggi ci sono dei modelli per chi racconta storie, uno è lui. Mica il più alto e geniale, questo no. Ma, in tutto e per tutto, un modello."
(Alessandro Baricco, da Barnum – Cronache dal Grande Show, Feltrinelli, 1995)