(21 ottobre 2017. Foto e testo di Luminița Urs, traduzione personale dal francese)
C’è stata la messa francescana stasera al Bataclan. Una Parigi tirata a lucido aveva un appuntamento non con Francesco, il papa, il "vero", ma con l'altro, De Gregori (o il Principe come i suoi connazionali lo chiamano con amore). Meglio, il papa del rock e del folk all’italiana. Una sala piena, flash crepitanti sin dai primi accordi, nel calore e nell'entusiasmo di un pubblico, non soltanto italiano (i miei amici internazionali lo sanno bene), acquisito alla causa. Un pubblico che si asciugava le lacrime e soprattutto cantava a una sola voce. A ben pensarci, infatti, era una messa informale condotta dalla mano di un maestro mite, professionale e soprattutto emozionato, da papa De Gregori.
Non dimenticherò il suo ingresso in scena molto atteso, rivolgendo un saluto tipo commedia dell'arte, jeans neri, maglione, scarpe da ginnastica. La figura snella e la danza sicura delle braccia nell’aria. La vibrazione della sala moltiplicata come allo stadio, i classici cantati, quasi urlati, di pancia. Ma no, nessuna bandiera tricolore, nessuna dimostrazione se non di allegria, di piacere di incontrarsi. C'era soprattutto un senso di solidarietà (generazionale, nonostante i molti giovani) e un orgoglio che raramente ho incontrato, riprodotto qua e là da piccoli luccichii all'angolo dell'occhio. Sì, qualche lacrima all’inizio di Viva Italia, Sempre e per sempre, Generale, Rimmel, La donna cannone e tutte le altre. Durante due ore di vero spettacolo Francesco ha officiato il rito non come una star ma, in tutta semplicità, ha raccontato per l'ennesima volta la sua storia, rendendo omaggio a tutto e a tutti, specialmente all'amico Lucio Dalla. Anche agli "immigrati", dimenticati dalla storia antica e da quella più recente. Francesco ama Parigi e il pubblico italiano in Francia lo ha omaggiato come un servitore amoroso, tributandogli una standing ovation dopo la breve apparizione della sua "ragazza" per un breve duetto, alla fine di uno spettacolo magico.
Sipario? No, De Gregori è stato bravo dall'inizio alla fine, senza dare segni di stanchezza, soltanto di emozione autentica. Non esiste un sipario per i “grandi”, dico a me stessa, lasciando il Bataclan. Non rimane che porgergli un saluto molto commosso e molto sincero, un appena sussurrato buonanotte fiorellino. E grazie.
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