Sono geloso di ciò che scrivo, conservo tutto in maniera ossessiva. Tra le molte spiegazioni possibili per tale comportamento, ne dò una ironica: se mi verrà l’Alzheimer avrò almeno qualcosa da leggere.
Una volta però che ho liberato dalla mente i pensieri, lasciandoli andare on-line oppure riponendoli dentro qualche documento di Word, mi succede sovente di dimenticarli. Dopo averli affidati al gran mare della Rete o rinchiusi tra le pagine di un’agenda, me ne distacco in fretta, come se il loro destino non mi riguardasse più.
Nel ritornare ai miei scritti, confesso di provare inizialmente una certa sorpresa e quindi una sensazione di straniamento. Riprendendoli in mano, li indosso allo stesso modo di un abito che ho abbandonato per un po’ nel guardaroba. Un abito che è naturalmente mio, lo riconosco a prima vista, mi appartiene senza dubbio alcuno, ma che ha inspiegabilmente cambiato forma, taglia, colore. Sono io, invece, ad essere cambiato nel frattempo.
(Praga, 16 aprile 2017, photo by Pim)
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