Forse è la chimera che inseguiamo, lasciare qualcosa che la nostra penna abbia toccato in modo che l'anima sappia dove andare quando è sola.
Le parole costituiscono uno strumento spesso inadeguato per plasmare i pensieri, dando loro forma e sostanza imperfette; ma, a parte che abbiamo solo queste, è proprio la loro duttilità ad affascinare noi apprendisti stregoni, seduttori per natura, incantatori di serpenti e colombe.
Poi siamo incauti, gettiamo sconsideratamente le parole in pasto al mondo con la serena convinzione che verranno recepite per come le abbiamo intese. Quasi mai succede. Più spesso siamo fraintesi, per non dire ignorati, sommersi da un mare di altre parole che disperdono le nostre rendendole ininfluenti.
Ma, in fondo, che importa? L’unica responsabilità che abbiamo è nei confronti dei nostri fantasmi, che dobbiamo rendere in qualche modo inoffensivi e farci amici.