Verso la fine del primo tempo ha un contrasto in area bianconera con Benatia, che tocca la sfera con un braccio. Pipita richiama platealmente l’attenzione dell’arbitro Mazzoleni che accorda il rigore. Potrebbe essere l’occasione per pareggiare la rete iniziale di Mandžukić. Quella palla gli appartiene: la prende tra le mani, la posa sul dischetto, rincorsa, Szczęsny devia con la punta delle dita sul palo. Il pubblico di fede rossonera ammutolisce, quello juventino esulta per lo scampato pericolo. Pipita abbassa lo sguardo, torvo, e torna verso il cerchio del centrocampo pronunciando parole irriferibili.
La Juve quando si muove è una corazzata, il Milan è costretto a tamponare e ripartire. Il Pipita continua a dannarsi l’anima, corre dietro a tutti, si sfiata. Garra, la chiamano i sudamericani, ovvero il coraggio e la tenacia di chi lotta con gli artigli. A cinque minuti dalla fine svarione difensivo dei rossoneri, Cancelo mette in mezzo un pallone velenoso, Donnarumma respinge corto e Cristiano Ronaldo – che ha preso il suo posto nella Juve – infila il secondo gol.
Il Pipita reagisce di nervi con un inutile fallo a centrocampo su Benatia: Mazzoleni lo ammonisce ma lui sbraita come un ossesso, dando sfogo a tutta la rabbia agonistica che ha in corpo. Cartellino rosso, espulso.
Higuain esce a testa bassa confortato dagli ex compagni che capiscono il suo stato d’animo e gli danno pacche sulle spalle. “Chiedo scusa a tutti. Sono una persona, non un robot, sento molto certe emozioni…”, dirà più tardi in sala stampa.
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