dovrei frequentare più spesso le feste perché è lì che troverei quel mondo di lusso che tanto mi accattiva, fatto di gente dalla vita abbondante e cosce scoscese, che esibisce i propri armani a piedi décolleté, si presenta fingendo di non conoscersi, sgrana gli occhi e fa le facce, celando ad occhi bassi ancor più modeste convenienze, sferra a denti stretti giudizi universali, poi scoppia di risate e suon di man con quelle, dove sguardi maschili si sfidano in caccia aperta e top vistosi si mettono al miglior profilo, dove sfilano addomi liposucchiati e labbra liofilizzate, visi spianati dalla galleria del tempo, tra tintinnii di cristalli crostosi che dan lustro alla sala, ondeggiamenti su due tacchi d'anche sbilenche, paillettes disperse sul viale del tramonto, è lì che si rinvengono pesci fuor d'acqua che annegano in disparte, mandibole che masticano apparentemente soddisfatte, briciole di tramezzini disseminate sui bukhara, lì sono i bagni occupati da intestini imbarazzati mentre quel bel mondo nell'acquario continua a boccheggiare, a emetter bolle dietro i vetri come moderni palombari, agitando follemente piume di pavone e manici di scopa - ma che caldo, che caldo tropical!
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