Cortázar, non Cortazàr.
(Certi giornalisti sono tremendi…)
La pronuncia sbagliata di un nome rientra in una categoria di scorrettezze che non danneggia nessuno: come chi va in giro con la barba lunga perché non ha voglia di radersi, porta le scarpe gialle con un vestito blu, usa lo stuzzicadenti a tavola. Basta non guardare o far finta di niente.
L’accentazione scorretta non produce danno alcuno: di solito si capisce ugualmente di chi o che cosa si sta parlando. Non succedono guai, non casca il mondo, la salute non ne risente. Così come le scarpe gialle col vestito blu. Al più, si dimostrano i limiti della propria preparazione culturale (e chi non ne ha?).
Insomma: non bisogna esagerare ad essere pignoli.
Una pronuncia sbagliata compromette però qualcosa di indefinibile che sarebbe giusto rispettare. Forse lo stile, forse la buona educazione, la considerazione per le persone e per il mondo che ci circonda. Chissà…