Facciamo un bell'applauso a...
Chiamare l'applauso del pubblico è qualcosa che il bravo presentatore non deve fare mai (lo dice uno che nella vita ha fatto anche il bravo presentatore). Ma chiamare l'applauso per sé stessi è ancora peggio. Lo fa chi ha l'ego come una mongolfiera - e in giro ce ne sono tanti.
Mi riferisco a quelle belle persone che non vedi da una vita, le quali all'improvviso si presentano alla porta con un sorriso farisaico e una scusa posticcia, allo scopo di metterti al corrente del progetto cui si stanno dedicando. Un progetto wow!, sensazionale, destinato secondo loro a un inevitabile quanto meritato successo. Quelle belle persone ti guardano fisso negli occhi, con aria allusiva, e capisci che sono impegnate a valutare quanta invidia - su una scala da 1 a 100 - riescono a indurre. Infine, girando in lungo e in largo con le parole, si aspettano che ti congratuli porgendo loro i migliori e più sinceri auguri - anzi, li sollecitano persino con una certa insistenza. Tu cedi, per educazione o per stanchezza, rilasci qualche laconico commento dietro il quale non riesci a celare l'irritazione per la ridicola pantomima cui sei costretto ad essere testimone.
Vorrei proprio scrivere due righe riguardo queste persone, due righe intinte nel sarcasmo, quanto basta per infilzarle a fil di penna. Adesso come adesso non mi viene in mente nulla di così efficace, ma sulla punta della lingua avrei un bel vaffanculo.