Ricordiamo oggi e ricorderemo per sempre la notte dell’11 luglio 1982, quando l’Italia vinse la Coppa del Mondo contro la Germania Ovest. Personalmente non dimenticherò neppure la notte precedente, nella quale combinai la più grande mattana della mia adolescenza. Sarebbe troppo lungo raccontarla, magari un giorno lo farò: basti ora dire che trascorrevo le vacanze a Gressoney e quella fu l’occasione in cui diedi il mio primo bacio. No, non andò proprio così. La verità è che mi ritrovai improvvisamente un chilometro di lingua in bocca, ma ero un ragazzo sveglio e seppi cavarmela lasciando fare all’istinto – o alla libido, se preferite.
Va bene, avevo diciassette anni, come tutte le cose della vita ho cominciato tardi, però lei era inglese e aveva quattro anni più di me. (Mi pare che questo pareggi i conti, no?) Si chiamava Jane, era una ragazzona bella e soda, bionda, occhi azzurri, carnagione lattea. Mi insegnò anche a pronunciare correttamente Hey Jude e di entrambe le cose – del bacio e della lezione di dizione – le resto grato.
La storia comunque non finisce qui. Rientrai a casa alle quattro del mattino, cosa del tutto inconsueta per le mie abitudini, e lì scoprii con sgomento che i carabinieri di Gressoney mi stavano cercando da ore perché nessuno sapeva dove fossi finito. Su un bel prato di montagna sotto il cielo stellato, avrei voluto dire, ma tacqui per pudore. Mio padre mi assestò dal canto suo un paio di sberle e mamma mi tirò addosso una radiosveglia che, da quel momento, smise di funzionare.
Sono trascorsi trentasette anni dal trionfo di Madrid. Jane ne ha cinquantotto e forse, a quest'ora, starà preparando uno snack per i nipoti nel Qualchecosashire. Sono certo che mi abbia ormai bellamente scordato, ma io quel chilometro di lingua in bocca lo percepisco ancora…