Non so giocare a carte. Nemmeno ai giochi più infantili come scopa, asino o rubamazzo. Niente di niente. Ho trascorso una parte dell'adolescenza a cercare di ricordare le regole di scala quaranta, nonostante mi venissero insegnate ripetutamente e pazientemente. Non seguivo mai lo svolgimento del gioco, mi distraevo, perdevo e mi innervosivo. Scala quaranta era diventata il mio incubo personale, come un'interrogazione di matematica alla lavagna.
La verità è che i giochi con le carte, qualunque essi siano, non mi dicono nulla. Peggio: mi annoiano a morte. Briscola, burraco o canasta, li considero passatempi da circolo ricreativo per pensionati. Poker rappresenta soltanto un nome da film di James Bond - e Poker Face il titolo di una canzone di Lady Gaga. La sola idea che a capodanno qualcuno tiri fuori dal cassetto un mazzo di carte mi provoca una reazione idiosincrasica.