Ricordo bene le polemiche quando brano e album uscirono. Era il 1979, quarant'anni fa esatti: i più intesero quel Viva l'Italia come un inno retorico, zeppo di stereotipi, all'italietta provinciale di sempre. A una lettura più attenta del testo, invece, emerge un ritratto del nostro Paese denso di sfumature, di chiaroscuri inquietanti, sottolineato dalla cupezza della melodia e dal timbro sporco della voce di De Gregori.
Viva l'Italia venne considerato un episodio minore della sua carriera artistica fino a quel momento, tuttavia, negli anni che seguirono, è stato giustamente rivalutato. I riferimenti all'Italia "del dodici dicembre", "nuda come sempre" ma "che resiste" sono ancora oggi attualissimi.