Capisco ora meglio lo stato d'animo degli abitanti del Nordafrica - egiziani, tunisini, maghrebini - quando guardano incantati i programmi delle nostre televisioni commerciali. Siamo altro e altrove da quella quotidianità lineare dai ritmi alienanti in cui fino a un mese fa stavamo giocoforza innicchiati. Giudicavamo scontata, risaputa, banale quella routine da cui con fastidio ci sentivamo avviluppati, risucchiati.
Tenendo gli occhi sgranati siamo adesso qui davanti allo schermo a sognarci un misero analcolico biondo da gustare in compagnia. Entro pochi secondi dovremo invece recuperare le distanze ottimali per riconnetterci con la realtà spettrale in cui un genio incantatore e maligno ci ha improvvisamente asserragliato.