Speranza fa rima con vacanza: l'associazione viene quasi spontanea, complice la bella stagione che sta sopraggiungendo. C'è gente però che parla di vacanze come se fosse già domani, come se nel frattempo non fosse successo niente, come se non ci fosse un lutto di trentamila morti da elaborare. Lo stesso discorso vale per tutti quelli che hanno ripreso a bighellonare per le vie delle città italiane senza seguire certi princìpi di prudenza che sembrerebbero scontati. Capisco che il confinamento obbligato cui siamo stati sottoposti abbia esasperato gli animi di molti. Resto tuttavia perplesso di fronte a questa gigantesca opera di rimozione camuffata da insofferenza reattiva.
Forse non è soltanto una follia che riguarda il nostro tempo, credo che qualcosa del genere sia accaduto già al termine della Seconda Guerra Mondiale. Colgo uno stato di rilassamento collettivo, una ricerca di sfrenatezza che, come dicevo, appaiono comprensibili ma che andrebbero vissute con più consapevolezza. Qui la guerra non è finita, per certi versi il peggio deve ancora venire. La cosiddetta "nuova normalità" comporterà costrizioni, disagi, abitudini da cambiare, tanti comportamenti da memorizzare. Ci aspetta una vita molto diversa e per un tempo indefinito.
(9 maggio 2020, via Messenger)