
Italia - Germania 4 a 3, la partita del secolo. Il 17 giugno 1970 avevo cinque anni, non posso che ricordarla come avvolta in un alone di sogno. Non la partita, che si giocò dopo la mezzanotte del nostro fuso orario, ma come ricordo di un ricordo. Quello della mia mamma che, il mattino dopo, domanda a nonna: << Hai sentito dell'Italia? >>. E nonna: << Sì, so che ha vinto >>. Non che fossero appassionate di calcio però significa che la notizia divenne epocale da subito, anche per un bambino che vive la realtà del mondo attraverso le emozioni degli altri. Io vedevo soltanto il parquet incerato della camera dei nonni, la Singer davanti alla finestra, i gerani sul balcone, sentivo le voci che arrivavano dalla cucina e il profumo del caffè. Ogni cosa mi era inedita ma, con quella mediazione, diventava immediatamente illuminata.
Riva e Rivera, Boninsegna, Burgnich, perfino Schnellinger si fecero nomi familiari da ripetere durante infinite partite di pallone che conducevo solitarie nei pomeriggi estivi. Il calcio fu la prima storia che mi raccontai nella vita.