Le tue parole, mia cara G****, hanno un forte potere evocativo. Nella mia immaginazione scorrono le immagini delle sovratende bordeaux e dietro di esse la luna piena che occhieggia nella notte milanese. In controluce la tua silhouette e, fuoricampo, una voce femminile che sussurra nel silenzio.
Vorrei prepararti una tisana e poi farti sorridere con qualche frase scherzosa. Ti porterei dove la vita non strepita, i pensieri non fanno male.
Invece sono qui, nel salotto di casa, accomodato sull'ampio divano angolare pieno di cuscini dalla foggia vagamente Mirò. Dalla porta finestra aperta sul terrazzo che dà sul giardino entra un fresco piacevole. Sulle ginocchia tengo il computer portatile con un film che mi attende. (Sono indeciso tra Kieślowski e Sautet, due vecchi amici che ogni tanto ritrovo.)
Mi definisco cinefilo sebbene il termine sia considerato démodé - o forse proprio per questo. Sono consapevole che il cinema andrebbe visto al cinema, per un milione di ottimi motivi, ma adoro le visioni domestiche - e non solo in tempi di Covid. Scelgo in base all'umore, a ciò che Sky o RaiPlay propongono. Altre volte traggo spunto dalla mia piccola videoteca, dove conservo i dvd acquistati durante i miei viaggi.
Queste visioni domestiche sono il più delle volte solitarie. A mio parere, il cinema va condiviso con anime affini e Giulia non è sempre sulla mia lunghezza d'onda. Beninteso, ognuno ha i propri gusti e tutti i gusti sono rispettabili: anche un Montalbano può risultare piacevole in certe serate, quando hai voglia di rilassarti. So però che certe scelte la annoiano e non mi piace percepire che la persona accanto dia segni di insofferenza.
Per queste cose sono piuttosto categorico, lo ammetto.
L'arte, in generale, reca in sé qualcosa di mistico (chiamiamolo così) che richiede un'accettazione completa da parte di chi ne fruisce. Bisogna essere disposti ad accettare il gioco dell'artista, anche quando quel gioco non piace o non convince: altrimenti è meglio neanche avvicinarsi, lasciar perdere da subito.
Ma c'è un altro aspetto, più romantico. Mi piace l'immagine di una donna e un uomo che si stringono commossi davanti al grande schermo, di fronte a un quadro o sulla pagina di un libro. (Paolo e Francesca, certo, ma anche Abelardo ed Eloisa.) Non sono solo i corpi ad aderire, portandosi dietro il proprio calore, sono le anime a congiungersi mentre assorbono la bellezza di un'opera d'arte. Porto in me questa esperienza perfetta, vissuta in circostanze particolari della mia vita, e per me esiste solo questa. Se non mi è possibile produrla o riprodurla preferisco restare da solo, in attesa di (ri)trovare uno spirito affine con il quale condividere tali emozioni. La qualità del rapporto tra una donna e un uomo, a prescindere ancora dalle implicazioni affettive, si rivela nella sensibilità che essi hanno nei confronti dell'arte.
Divago. L'oscurità avvolge ormai la stanza. Sul tavolino rotondo color panna resta l'agenda aperta e una penna biro comprata alla Gare de Lyon. Sautet e Kieślowski possono attendere.
Buonanotte G****, mormoro a mezza voce, dormi bene.
(Lettera privata, 11 settembre 2020)
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