Desidero condividere un pensiero su cui ho assai riflettuto e nel quale credo con convinzione.
Ogni incontro assume valore nel momento in cui lo viviamo: un valore assoluto che deve resistere a ogni rielaborazione che possiamo fare successivamente. Noi ricordiamo in base a ciò che sentiamo e proviamo nel momento presente e dunque ogni considerazione viene falsata dagli stati d'animo attuali, da come ci sentiamo ora. La memoria è una costruzione di ricordi che si modificano continuamente perché avviene nell'"adesso".
Voglio dire questo: avevi sicuramente delle ragioni che ritenevi legittime per lasciare il tuo fidanzato e per metterti con colui che sarebbe diventato tuo marito. Ripensare quei fatti alla luce di ciò che è accaduto in seguito è un atto inutilmente doloroso, oltre che inutile. Il meccanismo mentale del "cosa sarebbe successo se…" è suggestivo ma si tratta di una trappola nella quale ti invito a non cadere. Il tempo presente è l'unica realtà che conta. Il passato non si rivive, si costruisce continuamente in base alle conoscenze che possediamo, che si aggiornano continuamente.
Non dobbiamo quindi sottovalutare le ragioni per cui abbiamo agito in un certo modo piuttosto di un altro: le motivazioni che avevamo nel là-e-allora erano salienti e recavano con sé un senso. Eravamo convinti di operare bene. La recriminazione è un atteggiamento naturale, significa che possediamo una coscienza critica, ma restare invischiati nelle afflizioni significa compiere un errore di prospettiva - oltre che farsi del male invano.
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Per concludere: su ogni meccanismo di scelta incidono e influiscono molte variabili, spesso imponderabili: è difficile (per non dire quasi impossibile) valutarle tutte e attribuire ad esse il giusto peso. Dobbiamo piuttosto imparare ad essere comprensivi: facciamo ciò che ci è umanamente possibile, in buona fede, non dobbiamo rimproverarci o - peggio - imputarci colpe che non abbiamo. Ti esorto perciò affettuosamente ad essere indulgente con te stessa.
(Lettera privata, 24 agosto 2020)