La luce è intensa, fa quasi male alle pupille. Provo ad alzare lo sguardo dal selciato, intravedo parecchia gente. Mi rendo conto di essere in Via della Conciliazione, sullo sfondo mi pare di vedere la cupola di San Pietro. Accanto ad essa una gigantesca ruota panoramica, tipo London Eye (non so che ci fa).
Di fronte a me c'è lei. Non riesco a inquadrarla bene, gli occhi mi si chiudono per il forte riverbero ma riconosco i lunghi capelli biondi - pettinati sempre alla stessa maniera.
Che cosa provo? Non sento niente, solo un molle senso di irritazione che arriva da lontano e mi scuote appena.
Mi sei mancata molto, dico, poi sempre meno e alla fine non mi sei mancata più.
Potrei farla rispondere come mi pare, assecondando ogni pulsione. In fondo questo non è che un sogno. Ma sono onesto con i miei fantasmi, non voglio metterle in bocca nulla che non so già.
E lei, difatti, resta in silenzio.
Non ci incontreremo, non ci rivedremo mai più. (La mia voce riecheggia sotto le volte del porticato.) Lo spazio e il tempo avevano aperto una finestra soltanto per noi e quella finestra si è richiusa per sempre.
Cerco di intuire la sua espressione ma non riesco a focalizzarla, c'è troppa luce. Sembra delusa, o forse no, non capisco.
Alle sue spalle si muove una specie di presenza liquida che la avvolge e ne cancella via via i lineamenti.
Lo stregatto?
Lo stregatto chi: l'ombra o lei?
Anche se dovessimo incontrarci di nuovo non ci riconosceremo più, dico ad alta voce. (Si è alzato un forte vento che solleva un turbine di polvere e foglie secche.)
Lei volge la testa altrove. Chissà se mi ha sentito. Sembra stanca.
Il sogno finisce quando lo decido io: quando la finestra si chiude, quando lo stregatto scompare, il London Eye smette di girare, quando Via della Conciliazione non significa più nulla.
Ecco. Finito.
Ora mi sveglio.
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