Di fronte a me c'è lei. Non riesco a inquadrarla bene, gli occhi mi si chiudono per il forte riverbero ma riconosco i lunghi capelli biondi - pettinati sempre alla stessa maniera.
Che cosa provo? Non sento niente, solo un molle senso di irritazione che arriva da lontano e mi scuote appena.
Mi sei mancata molto, dico, poi sempre meno e alla fine non mi sei mancata più.
Potrei farla rispondere come mi pare, assecondando ogni pulsione. In fondo questo non è che un sogno. Ma sono onesto con i miei fantasmi, non voglio metterle in bocca nulla che non so già.
E lei, difatti, resta in silenzio.
Non ci incontreremo, non ci rivedremo mai più. (La mia voce riecheggia sotto le volte del porticato.) Lo spazio e il tempo avevano aperto una finestra soltanto per noi e quella finestra si è richiusa per sempre.
Cerco di intuire la sua espressione ma non riesco a focalizzarla, c'è troppa luce. Sembra delusa, o forse no, non capisco.
Alle sue spalle si muove una specie di presenza liquida che la avvolge e ne cancella via via i lineamenti.
Lo stregatto?
Lo stregatto chi: l'ombra o lei?
Anche se dovessimo incontrarci di nuovo non ci riconosceremo più, dico ad alta voce. (Si è alzato un forte vento che solleva un turbine di polvere e foglie secche.)
Lei volge la testa altrove. Chissà se mi ha sentito. Sembra stanca.
Il sogno finisce quando lo decido io: quando la finestra si chiude, quando lo stregatto scompare, il London Eye smette di girare, quando Via della Conciliazione non significa più nulla.
Ecco. Finito.
Ora mi sveglio.