Non sembra vero che Carlo Verdone abbia compiuto settant'anni e ne siano trascorsi quaranta da quel pomeriggio soleggiato di primavera in cui andai (al Doria, o era il Reposi?) a vedere Un sacco bello.
I suoi primissimi film restano dei piccoli capolavori di freschezza e creatività. Nel tempo il suo sguardo si è progressivamente offuscato, lo stile si è appesantito e, a parte qualche sporadico episodio, non ha saputo più ritrovare l'originalità degli esordi.
Un giornalista romano mi raccontò di un'intervista radiofonica che Verdone gli concesse in occasione dell'uscita di un film. Spiritosissimo quando era in onda, nei momenti di pausa pubblicitaria cambiava improvvisamente espressione e si incupiva estraniandosi in un silenzio imbarazzante, come se fosse perseguitato da un demone misterioso che non gli dava tregua.
Quello dell'attore brillante dall'animo tormentato è uno stereotipo, ma forse ha qualche ragion d'essere.