Improvvisamente nessuno può più rinunciare ai riti e ai rituali cui, fino allo scorso anno, facevamo fronte sbuffando e bofonchiando. Le corse affannose agli acquisti, i pranzi imbarazzanti con gli suoceri, le noiosissime messe di mezzanotte, le patetiche tombolate dei veglioni, ricchi premi e cotillons. Nel momento stesso in cui il governo pone regole e divieti sorgono cori di protesta in difesa delle tanto vituperate tradizioni, diventate (ohibò) imprescindibili.
Resti detto tra noi: il fatto che, per contenere l'ondata pandemica, dobbiamo predisporci a trascorrere in modo sobrio le prossime festività non mi preoccupa minimamente.
Al contrario. La prospettiva di non dover sbaciucchiare parenti che vedo giusto a Natale, di evitare quegli interminabili cenoni devastanti per la digestione, di non fare per forza regali a gente di cui mi cale punto o poco e che a capodanno potrò andare a dormire alle 22 senza sensi di colpa... ecco, questa necessaria sobrietà che ci viene raccomandata mi solleva lo spirito e mi rende finalmente di buon umore.