Carissima G****,
Mi è rimasta nella mente un'espressione che hai usato in una delle tue ultime lettere: non sono una santa. Ho sorriso. Figùrati io!, avrei replicato se ci fossimo trovati seduti in un caffè o davanti alla fiamma di un caminetto acceso. Tra demonio e santità era un album di Alberto Fortis il cui titolo sintetizza perfettamente la condizione degli esseri umani: dentro noi ci sono parti buone e cattive che si alternano in un gioco variopinto di contraddizioni.
Nella duplicità in cui si muove il nostro cammino esistenziale, la stella che ci guida può essere soltanto la consapevolezza. Quella che ci permette di lasciar emergere gli aspetti positivi e di tenere sotto controllo quelli negativi.
Mi sembra di poter dire che entrambi abbiamo sempre cercato di dare un senso alle nostre azioni, al di là dei facili moralismi, a prescindere dal giudizio superficiale delle persone. In fondo, solamente a noi stessi dobbiamo dare spiegazione perché è in noi stessi che possiamo trovarla (sempreché ci riusciamo o ce ne sia davvero una, di spiegazione). È un dialogo interiore quello che dobbiamo instaurare, illuminato dal desiderio di conoscenza.
Non è questione di aver torto o ragione, concetti spesso vacui, indistinti, suscettibili di revisioni: conta pensare e agire adeguatamente per come siamo o ci sentiamo nel momento presente. Esercitando sempre un sano senso critico, senza cedere a comode autoassoluzioni, restando al tempo stesso indulgenti quando ci rendiamo conto di aver sbagliato. È necessario apprendere dall'esperienza, come sosteneva Bion.
Ricordo un'altra frase, forse una delle prime, che mi scrivesti durante la scorsa estate: io credo nell'amore. È una frase che, secondo me, descrive perfettamente la tua natura volitiva. Nonostante le amarezze che hai dovuto sopportare e di cui, come credo di aver capito, trascini qualche strascico, continui ad affidarti alle emozioni e ai sentimenti. Condivido questo tuo modo di essere e di sentire.
Dal canto mio ho amato molto, con slancio disordinato, in modo dispersivo; certamente non sono stato contraccambiato se non attraverso gesti eccezionali, occasionali, frutto di momenti destinati a terminare. Continuo tuttavia a credere anch'io nell'amore, inteso soprattutto come stato della mente. Secondo Miguel Benasayag l'amore è paragonabile a una cornice entro la quale ci muoviamo e agiamo.
Affermi di essere una donna empatica: è così che ti vedo anch'io. Rimango sorpreso dalla capacità di arrivare al senso complessivo delle mie confidenze. Le tue considerazioni sono naturalmente generiche, non puoi conoscere tutti i dettagli e i risvolti, ma risultano sempre piuttosto centrate. Mi inducono a riflettere, soprattutto sul modo con cui le mie parole possono venire lette e interpretate. L'empatia che dimostri fuor di ogni dubbio, quell'attitudine a entrare nel meccanismo dei pensieri altrui per cercare di capirli senza voler emettere giudizi, rappresenta anche la sostanza del mio essere-nel-mondo. Alcuni la chiamano funzione psicodinamica della mente. Sono convinto che si tratti di una qualità innata, ma sono la vita e le esperienze che facciamo a renderla attiva e ad affinarla.
Credo di aver divagato abbastanza, almeno per oggi. Ti ringrazio per la pazienza che hai nell'accogliere le mie ciance. A mia discolpa posso solamente dire che la tue parole sono troppo suggestive per non provare a rincorrerle come fossero aquiloni.
Un abbraccio.
P.
(Lettera privata, 12 dicembre 2020)