Si pensa prima di scrivere, si pensa quando si scrive, si pensa mentre si rilegge: queste buone pratiche consentono di evitare di dire sciocchezze o di commettere strafalcioni. Le parole che scegliamo danno forma al nostro pensiero e ci rappresentano: occorre prendersi tutto il tempo che riteniamo necessario per esprimere bene ciò che vogliamo comunicare.
I social network confutano radicalmente tale metodo: Facebook e Twitter rappresentano uno sfogatoio in cui la maggior parte degli utenti rigurgita il peggio che le viene alla mente senza operare alcun filtro, senza interporre una necessaria mediazione che concili ideazione e creazione di contenuti. Manca il senso di responsabilità che si dovrebbe avere quando si condivide un post o un tweet, poiché le parole hanno un peso e comportano sempre conseguenze. Manca il respiro tra un pensiero e l'altro, le voci si affastellano smarrendo sempre di più il senso delle argomentazioni, ridotte a fastidiosi borborigmi. È un circolo vizioso che si riproduce e si dissolve come la nebbia, lasciando il tempo che trova.