Carissima G****,
Non biasimo la rivisitazione del passato che stai operando in questo periodo prolungato di pandemia. Hai ragione: il tempo sospeso in cui stiamo vivendo ci confina anche dalla quotidianità in cui eravamo immersi sino allo scorso anno: alcuni perdono le proprie giornate a sbraitare sui social media, altri, come te, si concedono più saggiamente qualche occasione di riflessione.
Non si tratta di una banale operazione nostalgia: evidentemente sta maturando in te il bisogno di riprendere in mano capitoli della vita che percepisci come incompiuti, ai quali desideri dare un senso. Comprendo perfettamente questa esigenza, l’ho provata e suppongo che giunga necessaria a un certo punto della propria esistenza. L’alternativa è rimuovere tutte le esperienze che abbiamo fatto, persino negarle. Ma non possiamo buttare a mare pezzi di vita come se non fossero mai esistiti e con essi persone, momenti, avvenimenti. Le tracce restano inevitabilmente dentro di noi, per sempre, sia che rimangano sul piano della coscienza o che finiscano nell’Inconscio. Credo sia bene dare ad esse un aspetto più organico affinché possiamo amalgamarle e incorporarle, trasformandole in parte di noi. Non è un percorso facile: molte vicende conservano un carico pesante di sofferenza e questo percorso può richiedere molto tempo, magari un aiuto esterno. Ne va però della nostra salute psicofisica.
Mi è parso toccante il modo con cui hai parlato di R******, al quale riconosci qualità significative malgrado le fragilità, così come riconosci la necessità di riconciliarti con la figura complessa del tuo ex marito. Capisco le motivazioni e le condivido. Qui non si tratta soltanto di dare un ordine e un senso alle cose ma di cominciare a comprenderle. Comprendere non vuol dire giustificare, beninteso, ma contenere nella mente e nel cuore. Comprendere senza cadere nella trappola del giudizio, generalmente sommario, provare a mettersi nei panni dell’altro e cercare di ricostruirne il pensiero e quindi la logica che sta dietro le azioni in maniera quanto più possibile pacata. Comprendere significa investigare i princìpi delle cose, razionalmente ma senza trascurare l’incidenza dei fattori emozionali. Capire le ragioni dell’interlocutore è un procedimento che cerco di mettere in atto quotidianamente, con risultati alterni – lo ammetto – ma le relazioni umane vanno ripensate sulla base di un funzionamento mentale più sano di quello che vediamo in giro (in quest'epoca storica, soprattutto).
Tutti ne abbiamo fatto esperienza: le persone che più abbiamo amato sono quelle che ci hanno inferto le sofferenze peggiori, aprendo ferite che paiono a volte insanabili. Credo che, maturate certe condizioni, sia buona cosa rendere ad esse l’onore delle armi. Il che non significa perdonarle (concetto complicato, che subentra eventualmente più tardi nel tempo), ma semplicemente rendere cavallerescamente ossequio a ciò che – comunque – hanno saputo donarci: sentimenti, emozioni, momenti felici, qualche insegnamento. Mi rendo conto che ciò non appare sempre possibile, in certi casi non lo è del tutto: penso però che, in linea generale, questo sia l’unico modo che abbiamo a disposizione non solo per costruire rapporti sociali meno problematici ma per far progredire la parte sana che ciascuno di noi porta dentro sé.
Nella lettera che mi hai scritto percepisco il tuo anelito, quello di acquisire un modo di pensare differente, che mi tocca e mi spinge a fare altrettanto con pazienza e dedizione. Ti abbraccio.
P.
(Lettera privata, 2 marzo 2021)
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