Una parte della mia identità, quella più arcaica, prende origine da un territorio compreso tra Langhe e Monferrato. Dalla terra di Pavese, di Fenoglio, di Davide Lajolo (che era un mio lontano parente).
La verità è che ho sempre detestato quei luoghi, fin da bambino, quando mi toccava andare a Vinchio con mio nonno paterno. Non so perché, ma di certo non sopportavo lui e i suoi modi grossolani. Fatto sta che quella visita annuale, generalmente in occasione della ricorrenza dei defunti, mi metteva addosso un sentimento misto tra risentimento e tristezza.
Devo tuttavia ammetterlo. Più rinnego quella terra e più me la ritrovo sotto i piedi, inciampo sulle sue zolle sabbiose, mi sporco d'erba ed escrementi di bovino. La scalcio ma lei resta là, con le sue vigne e i casotti dei contadini, in mezzo al cammino, su per i bric, di traverso allo sguardo.
Sono consapevole che, un giorno o l'altro, smetterò di trattarla male: non la fuggirò più, mi libererò di certi ricordi sgradevoli e finirò per riconoscerla come parte di me. L'accoglierò nella mia storia personale, come si fa con le conchiglie e i fossili, e sarò finalmente in pace.
Forse.
Nella foto: Davide Lajolo (Vinchio, 29 luglio 1912 – Milano, 21 giugno 1984)