
Io sono realmente le parole che pronuncio o scrivo. Comprese quelle che lascio inespresse, non-dette, oppure che cancello con un click immediato. Le parole non rappresentano soltanto il mio pensiero ma costituiscono nei fatti il mondo che abito da una vita. Il mondo che pezzo per pezzo, un mattone alla volta, ho costruito, arredato e nel quale mi muovo quotidianamente. Un mondo nel quale mi ritrovo, sebbene (o forse proprio perché) piccolo e imperfetto, bisognoso di cure continue. Spesso di silenzio.
Come sosteneva Wittgenstein nel Tractatus logico-philosophicus, i limiti del mio linguaggio significano anche i limiti del mio mondo. Ma il mio linguaggio, per quanto povero e difettoso, è tutto ciò che sono.