Mi capita sott'occhio una frase di Edgar Morin che recita: “Le star sono creature che partecipano contemporaneamente dell’umano e del divino, simili sotto un certo aspetto agli eroi della mitologia o agli dèi dell’Olimpo, in quanto suscitano un culto, o addirittura una religione”. E termina sostenendo che “nessuno di coloro che frequentano le sale cinematografiche è veramente ateo”.
Sebbene si ostenti spesso una sorta di illuministico distacco nei confronti dello star-system, mi pare di poter dire che sia difficile sottrarsi del tutto al fascino del divismo. È nato nella nostra coscienza con i primi film che abbiamo visto nell’infanzia e si è installato nei nostri circuiti nervosi insieme ai meccanismi della percezione cinematografica. Fa parte della liturgia della visione.
Sophia Loren è stata l’unica vera diva italiana capace di distogliere lo sguardo dello spettatore dalle star americane e, persino, di misurarsi a testa alta con esse. L’unica ad acquisire una risonanza internazionale tanto carismatica quanto duratura. L’ultima sulla quale si è creata una mitologia e si è sviluppato un culto vivissimo ancora oggi. Il suo talento artistico l’ha trasformata nel tempo rendendola un’attrice completa, superiore a ogni altra, permettendole di raggiungere nell’età matura i livelli massimi di interpretazione. Ha messo l'indubitabile bellezza al servizio delle storie che i suoi personaggi raccontavano.
Memorabile l’interpretazione al fianco di Marcello Mastroianni in Una giornata particolare, dove rende efficacemente il carattere di una casalinga oberata dal lavoro familiare e alle prese con la propria insoddisfazione. L’evasione sarà effimera, di poche ore appena, inevitabile il ripiego al ruolo fatale di moglie e madre. Ma in lei è nata una nuova consapevolezza.