Cammino per le strade deserte di una città che mi pare vagamente di riconoscere. Tutt'intorno c'è una luce abbagliante, devo tenere gli occhi semichiusi e non riesco a levare lo sguardo se non torcendo il collo.
Sì, sono a Parigi. E se sogno di essere in qualche posto, allora ci sono davvero.
Paris est là, Paris existe encore.
La visione è fuori fuoco ma quello è certamente il Pont Neuf, più in là mi pare di scorgere la facciata di Notre-Dame e, oltre ancora, immagino ci sia l'Hôtel de Ville.
Rêver, c'est dormir les yeux ouverts.
I bâtiments hanno un aspetto pulito, ordinato, come se fossero stati rinfrescati con una vernice proteggente; oppure, ipotesi inquietante, i loro abitanti li avessero rapidamente abbandonati in un'altra epoca.
Respiro a pieni polmoni l'aria frizzante del Lungosenna, come dopo un temporale.
Le printemps suit mes pas, sans bruit, sans la moindre escorte.
Qualcuno, credo un bouquiniste, mi ferma con una pacca sulla spalla: << Que fais-tu ici? >>
Rispondo d'un fiato: << Je vais visiter Paris avec une jeune pianiste russe passionnée d'histoire. >>