Quel modo di dire e di non dire. Basta un accenno gettato lì, nel bel mezzo di un discorso qualunque, ad aprire d'emblée uno scenario mentale nuovo, del tutto differente dalla rappresentazione delle cose che mi ero costruito nel tempo.
<< Hai presente di chi sto parlando, no?... >>.
Dalle labbra del mio interlocutore cadono poche espressioni allusive, forse non casuali, che mi rivelano eventi di cui i più sono evidentemente a conoscenza. Pare muoversi con circospezione tra le parole che pronuncia una ad una, esibendo una discrezione sin troppo avvertibile per essere sincera. Sospetto che, se gli porgessi una domanda puntuale, mi confiderebbe tranquillamente tutte le informazioni di cui dispone. Anzi, dalla maniera in cui esita a proseguire la conversazione, forse se la attende proprio quella domanda.
Viceversa taccio e fingo di non aver colto: per non dargli soddisfazione, per mostrarmi al di sopra di certe meschinità, per non apparire malignamente curioso come altri sono.
Presumo invece con sgomento il trattamento che mi venne riservato quando toccò a me finire sulla bocca di tutti e senza aver commesso colpa alcuna. Masticato come un boccone di carne prelibato e digerito lentamente, con gran compiacimento e dispendio di bile.
Ha ragione Philip Roth quando scrive "Lo capisco. Troppo tardi, ma capisco. È un miracolo se non moriamo tutti per questo nostro capire sempre troppo tardi. Ma in effetti moriamo di quello, di quello soltanto."
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