
Monica si fa docilmente plasmare dalle mani di Antonioni dando la vita a quattro personaggi in altrettanti film, tutti alla ricerca di un varco esistenziale attraverso il quale ripristinare una comunicazione interrotta (anzitutto con la propria interiorità). Abbandonata questa gabbia drammatica lascia libera la propria istintiva umoralità nel territorio più aperto della commedia all’italiana. Mostra di sapersi muovere con agio in ruoli brillanti senza temere il confronto con i colleghi maschi di quella generazione – Sordi, Mastroianni, Manfredi, Tognazzi. Con loro unisce in scena un formidabile quintetto di mattatori che, mi ha fatto tristezza pensarlo quando ho appreso della sua scomparsa, non ha lasciato eredi all’altezza.
Mi piace ricordarla in due dei miei film preferiti: La ragazza con la pistola e Dramma della gelosia, per la regia rispettivamente di Monicelli e Scola. In quest’ultimo si fa “psicanalisa' da un professore” per risolvere il problema di amare due uomini contemporaneamente, ma la terapia non chiarisce i dubbi: << Ho avuto un trauma, sono sotto shock, è un disturbo neurovegetativo... o è perché so’ mignotta? >>.
Di Monica resta il suo sguardo profondo, scuro, eppure fragile e disarmato. Resosi da tempo invisibile alla vita pubblica, quello sguardo senza età si è fissato per sempre nella pellicola cinematografica e nella nostra memoria.