È un gioco delle parti in cui ci si scambia piccoli gesti di cattiveria e le inimicizie possono essere tanto momentanee quanto sedimentarsi nel tempo. Tutti parlano male di tutti, affannandosi a trovare difetti negli altri per tacer dei propri. Ma è un gioco che si svolge alle spalle: vis à vis si sfoderano sorrisi fasulli e finti apprezzamenti appiccicosi come melassa.
Tu fai parte per te stesso e te ne freghi, ma sconti comunque la pena: sei solo e rimani da solo. Intorno hai il vuoto. Trascini come catena una sensazione di fastidio e di disagio che a lungo andare avvelena l'umore alla fonte. Ti fanno sentire fuori posto e fuori luogo, sbagliato, inadeguato, perché non ti interessa partecipare alla messinscena e non indossi la maschera richiesta. Forse è proprio questo che paghi: non hai voglia di fingere e nemmeno lo nascondi.
La tua salvezza è che vivi la vita altrove. Ti proteggi rendendoti invisibile, muovendoti sottotraccia, facendoti notare il meno possibile. Saluti cortesemente i vicini di casa, scambi due parole con educata cordialità ma senza concedere confidenze, evitando di prestare il fianco a possibili coinvolgimenti. In separata sede sfoderi tra te e te la lama sottile dell'ironia e, inosservato, affondi i colpi. Sai di trovarti in una farsa che potrebbe essere scritta da Feydeau e ti comporti di conseguenza: schernendo quest'angolo ottocentesco di mondo e ridendoci su.