Quando le truppe tedesche entrarono nel territorio polacco il 1° settembre 1939, nessuno ovviamente sapeva che stava iniziando la Seconda Guerra Mondiale. Non la Gran Bretagna e la Francia, che entrarono immediatamente nel conflitto contro la Germania nazista, tantomeno il resto del mondo.
Nessuno poteva immaginarlo perché la campagna di Polonia doveva essere un Blitzkrieg (mai espressione fu così nefasta). E poi perché nessuno aveva mai definito la Prima Guerra Mondiale con quel nome. Molti anziani, che la vissero in prima persona, fino a qualche anno fa la chiamavano semplicemente "il guerrone". Nomen omen.
Ora: che ne sappiamo se l'invasione russa dell'Ucraina non costituisca il fattore scatenante di una Terza Guerra Mondiale?
Il leader ucraino Zelens'kyj ha già evocato questa possibilità. Pro domo sua, probabilmente (cara NATO, non startene lì con le mani in mano e i tuoi distinguo: l'Ucraina rappresenta solo il primo step, la Russia vuole invadere tutta l'Europa dell'Est). Anche qualche politologo ha espresso il proprio timore: in effetti i negoziati tra le parti non sembrano dare risultati mentre Putin, di converso, pare fermamente intenzionato a raggiungere gli scopi prefissi (qualunque essi siano).
L'ipotesi di una Terza Guerra Mondiale è sempre stata fuori dai radar mentali di quelle generazioni "occidentali" nate e cresciute nella pace e che considerano la pace come un dato acquisito. Tale credenza si è radicata profondamente nel tempo, nonostante il mondo venga continuamente perturbato da conflitti locali e uno di questi, la guerra nei Balcani, abbia lambito i confini dell'Italia appena trent'anni fa.
C'è stata però la pandemia, altro termine che sembrava confinato ai libri di storia, e il virus SARS-CoV-2 ha scardinato molte sicurezze psicologiche su cui si fondava il nostro stile di vita generalmente placido. Se un'infezione virale è capace di contagiare l’intero pianeta facendo sei milioni di morti, di cui più di centocinquantamila solo nel nostro Paese, tutto è possibile. Anche un altro guerrone. Nucleare, stavolta, giusto per non farci mancare niente.
Com'è noto, Albert Einstein disse: “Io non so con quali armi sarà combattuta la Terza Guerra Mondiale, ma la Quarta Guerra Mondiale sarà combattuta con pietre e bastoni”. Se fosse così, significherebbe che dal 1945 ad oggi, nonostante il progresso tecnologico e scientifico, l'uomo moderno non è diventato più intelligente né consapevole. Nella sua psiche prevalgono sempre quelle pulsioni che operano in maniera distruttiva.
D'altro canto il nostro cervello, il cervello dell'Homo Sapiens Sapiens, non funziona diversamente da quello dell'uomo-scimmia del Pleistocene (citando il titolo di un libro di Roy Lewis). Bisogna fare riferimento al tipo di vita che i nostri antenati conducevano in quell'epoca preistorica: erano bande di nomadi che scorrazzavano nella savana in gruppi di poche decine di individui, dediti principalmente alla caccia e al raccolto. L'architettura della mente umana, con le sue funzioni, si è adattata a quell'ambiente originario. Considerando che i tempi necessari per la comparsa e la stabilizzazione dei meccanismi psicologici sono estremamente lunghi, non possiamo aspettarci che, nel breve volgere di diecimila anni, se ne siano evoluti di nuovi che ci permettano di affrontare i problemi comparsi nell'età moderna. E se il funzionamento mentale e gli schemi culturali sono quelli del Pleistocene, l'obiettivo di trasformarli per ottenere un profondo cambiamento sociale pare davvero difficile da raggiungere.
Irrealizzabile? Spero ovviamente di no, mi auguro che sia possibile far progredire la parte sana di noi e costruire relazioni sociali più stabili, meno problematiche. Ma questa speranza non mi rassicura per nulla in vista del futuro.
Ultimi commenti