Sofy, come al solito, non le manda a dire. << Io a votare ci andrò come ci sono sempre andata, perché non rinuncio ai miei diritti. Ma stavolta, con questa classe politica imbarazzante, la tentazione di lasciare una sgommata di merda sulla scheda elettorale è forte. >>
<< Più che comprensibile >> la appoggia Roberto, nonostante tenda d'abitudine a una maggiore pacatezza di pensiero.
<< Scusami per l'immagine forte, però sto seriamente pensando a un atto di protesta eclatante. >>
Tea sbuffa. << Ne discutevamo prima. Che la gente non vada a votare perché preferisce andare al mare è una bugia che fa comodo ai cialtroni della politica. È un modo per non dover ammettere che gran parte dell'elettorato è disgustato e/o rassegnato. >>
<< Tutto vero e tutto giusto >>, riprende Roberto. << Ma visto che non ce n'è uno meritevole di voto, la domanda è: come si può cambiare il sistema? I Cinquestelle si erano dati un compito, distruggere per poter ricostruire. Non sono stati capaci di fare nemmeno quello. >>
<< Io penso che, giunti a questo punto, disertare le urne non sia più un atto superficiale di astensionismo >>, afferma Tea alzando la voce. << Il diritto del cittadino è essere governato bene: il disappunto lo posso esprimere soltanto non andando a votare, perché nessuno più rappresenta il popolo. È una crisi epocale, non solo italiana. >>
Sento gli sguardi dei colleghi su di me, che sono anagraficamente il meno giovane. Forse dovrei pronunciare qualcosa di sensato, tipo vecchio saggio, ma non mi viene in mente granché. << È evidente che siamo un Paese gestito da politici irresponsabili, incapaci di governare, privi di una visione sul futuro. Nel momento più difficile della storia repubblicana la classe politica italiana si è dissolta nel nulla. >>
<< Che fare allora? >>, domanda Roberto.
Allargo le braccia. << Voto dal 1983, non ho mai mancato un appuntamento elettorale ma, nel caso si tornasse alle urne, avrei la tentazione di restarmene a casa. >>