The Irishman può essere serenamente considerato il film-testamento di Martin Scorsese (sebbene gli ammiratori gli augurino vita lunga e ancora proficua). Vi ritroviamo il suo personalissimo modo di fare cinema, lo stile inconfondibile, gli attori feticcio (Bob De Niro, Joe Pesci, Harvey Keitel), le storie che ci sono diventate familiari.
The Irishman appartiene alla filiera di Goodfellas senza però la concitazione, il sangue, l'azione incalzante: qui i toni sono crepuscolari e domina il cupio dissolvi. La storia avanza con ritmo fluviale, gli eventi scorrono lasciando spazio ai ripensamenti e agli interrogativi. A uno in particolare: perché abbiamo fatto ciò che abbiamo fatto? Ne valeva la pena? La risposta appare scontata, ma non c'è spazio per il pentimento e tantomeno per la redenzione. Il mafioso è uomo d'onore la cui morale non scende a compromessi nonostante i momenti di debolezza e di smarrimento. Se la vecchiaia intanto sopraggiunta ne scalfisce la scorza non incide tuttavia il nocciolo. Il mafioso resta pur sempre un mafioso, ovvero un fuorilegge che non esita a uccidere l'amico di una vita in ossequio a un potere occulto che rappresenta la sintesi della banalità del male.
The Irishman, di Martin Scorsese, con Robert De Niro, Al Pacino, Joe Pesci, Harvey Keitel, Ray Romano, Bobby Cannavale, Anna Paquin (USA, 2019, 209’). In visione su Netflix.