Mi trovo seduto nella sala da pranzo di una nave da crociera che sembra la mensa di una RSA. Da un sogno mi aspetterei qualcosa di meglio, ma il mio Inconscio è fatto così. Bòn.
Seduto al tavolo, proprio di fronte a me, vedo Carlo Verdone. È travestito da esploratore, con tanto di occhialoni da motociclista anni Cinquanta, probabilmente per non farsi riconoscere dagli altri viaggiatori. Lo posso capire, l'ambiente è piuttosto deprimente se non squallido. L'espressione imbronciata, scazzata, che ha dipinta sul volto è la stessa di Furio in Bianco, Rosso e Verdone.
Mi torna in mente quello che un amico giornalista romano mi confidò, cioè che lontano dai riflettori Carlo ha modi piuttosto scostanti.
Fa niente. Provo a fare lo spiritoso dicendogli che pare di essere su un cargo battente bandiera liberiana. Lui fa una smorfia, si alza e se ne va borbottando qualcosa tra sé e sé.
Mentre sono in fase di risveglio mi esce spontanea una considerazione: mascherarsi è la maniera migliore per essere sé stessi.