Non raccontarmi di te, il perché e il percome dei tuoi eventi in poppa, dei tramonti e dei sette mari. Non raccontarmi cos'hai fatto in tutto questo tempo dopo, il puntoeacapo e la letteramaiuscola su pagine di diario prima mai scritte.
Raccontami dei fatti assenti, dal giorno in cui mi ignorasti, quando voltasti di getto le spalle svuotandomi di persona. Dimmi quanti mancamenti di memoria ti hanno riempito il giro vita, enumera quante volte non mi considerasti e quindi fui non più esistito. Parlami di certi déjà-vu, quando riaffioro per incerte associazioni di idee qualsiasi oppure mi rigetti dentro forzate dimenticanze. Nomina le cose occasionali, i moti contrapposti, gli inesplicabili accidenti per cui diventammo introvabili e tutti gli incontri successivi che andarono deserti. Spiega perché noi, in quegli attimi mancati, in quei posti vacanti, ci rendemmo inesistenti dentro pensieri impensati e gesti mai compiuti.
Non potremo però impedire la persistenza invisibile di noi in qualche letto o stazione ferroviaria, dentro domande e conversazioni che non potranno più essere fatte, sospesi in un'età immobile che - come entrambi sapevamo in fondo - non avremmo mai compiuto. Campati in aria, non più vicini e neppur distanti, giacciamo inerti in un'eterna privazione che si estenderà oltre il limite di questa vita.
(photo by Pim, ottobre 2015, Parigi)
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