Negli occhi avevo ancora il sonno della notte di natale, lo sfarfallio della carta argentata che avvolgeva i regali, il profumo degli arredi festivi riscaldava i sensi, il fascino della ritualità si mischiava all'entusiasmo della sorpresa e accompagnava l'aspettativa di altra felicità, i preparativi per il pranzo dai nonni, il ritrovarsi e lo stare tra parenti, zii, cuginetti, le cose buone portate per trascorrere la festa tutti insieme - i profumi provenienti dalla cucina mettevano l'acquolina in bocca al solo sentirli -, il tavolo apparecchiato a festa, la tovaglia di lino bianca, le candele accese, e tutti cominciavamo a vociare e a ridere a perdifiato, i piatti scorrevano, le portate si susseguivano, i bicchieri tintinnavano, nella stanza accanto attendevano pacchi di varia foggia sparsi ovunque, poi tintinnava un campanello, aprivamo la porta e ci catapultavamo a scartare doni, a strappare nastri colorati che svolazzavano tra gridolini eccitati, baci e abbracci dispensati allegramente, le fotografie in posa con le smorfie buffe e alla fine, alla fin fine, si faceva sera, la stanchezza calava morbida sulle palpebre, le voci si affievolivano e svanivano dietro le spalle, lungo le scale, l'atmosfera giocosa lasciava il posto a un velo di mestizia e non mi chiedevo se il tempo sarebbe stato sempre uguale a sé stesso, andavo avanti in presa diretta a sommare vita alla vita, totalmente, intensamente, godendomi il mondo che si apriva in attesa di essere scoperto, però adesso, adesso volgendo indietro lo sguardo mi chiedo se fossi davvero felice, se lo sono stato davvero, quali emozioni mi sono rimaste addosso e quali ho smarrito, nel frattempo si è fatto largo il dubbio che non fosse quello il mondo reale, in cui ci scambiavamo baci e auguri, in cui tutti ci volevamo bene, perché il tempo seguente aveva in serbo un'altra storia, un'altra verità, la verità vera, quella che nasconde miserie e debolezze, invidie e ripicche, che rivela attriti e frizioni, schiude crepe improvvise, conduce a screzi e incomprensioni, a gesti mancati appesi come addobbi inutilizzati, inanella fili d'inimicizia che tagliano i cuori, srotola silenzi astiosi davanti ai piedi, vanificando quello spirito gioviale che appariva luminoso come la stella del presepe, rivelatosi l'illusione di un bimbo ingenuo che ha scoperto con sgomento che ben altri pensieri e intendimenti albergavano nel cuore degli adulti, falsi idoli che - diventato adulto anche lui - gli sarebbe toccato abbattere, colpo su colpo, pezzo per pezzo, distruggendo insieme a loro molte parti del cucciolo che era, il ricordo delle ore che lo avevano formato e che credeva liete com'era quando faceva l'albero di natale, disponeva le statuine del presepe, conteneva a stento l'emozione compresa nei canti sacri, quando veniva abbagliato dalle luci della messa di mezzanotte e l'aria frizzante pungeva le labbra, ecco davanti a lui - davanti a me - un'intera porzione di esistenza da smantellare, la più tenera e innocente, come se qualcuno dicesse ora "ti sei sbagliato" e mi rimproverasse per averci creduto, stupido bimbo, era soltanto un trucco, soltanto maschere e bugie, e sì che ci ho creduto, non me ne vergogno ed è questo che più mi dispiace e mi infastidisce, perché ora non ci credo più, non credo più a voi che mi stavate intorno con tutte quelle smancerie, voi che avete disfatto la trama di un bel sogno, mi avete mentito narrando una favola inverosimile, mi avete sottratto con l'inganno una ricchezza amata e lasciato solo a sopportare un vuoto di senso, voi, voi che non avete protetto il bimbo di quel tempo, il bimbo meravigliato e raggiante di quei natali, e nel suo nome io vi giuro, vi giuro che non vi perdonerò mai per il male che gli avete fatto, fin che vivrete, fin che vivrò.
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