<< Ho avuto una giornata faticosa >>, sbuffa Mina con voce stanca, << una giornata che non è ancora terminata. I miei genitori mi hanno buttato addosso tutto il male possibile. Mi rinfacciano sbagli ed errori che, secondo loro, avrei commesso anche più di dieci anni fa. Ho una rabbia, sapessi... >>
<< Credo di poterti capire >>, le rispondo. << Il mio vecchio passa il tempo a rivendicare quello che ha fatto per me trenta o quarant'anni fa. A parte ancora la meschinità di certi discorsi che un buon padre non farebbe mai, lui ha semplicemente provveduto alla mia sussistenza secondo i termini di legge. Anzi, dovrei essere io a lamentarmi per aver ricevuto appena appena il necessario. E, come se non bastasse, ha la faccia tosta di affermare di aver sostenuto spese cui, invece, ho provveduto con soldi miei. Non solo è un grandissimo stronzo ma pure un bugiardo matricolato >>.
<< Odio la famiglia >>, replica Mina, forse senza avermi nemmeno ascoltato compiutamente. << La famiglia è peste, è morte, è la negazione di ogni speranza. Se mi concedessero l'impunità i miei li avrei già ammazzati. >>
<< Non bisogna cedere alla rabbia, altrimenti è come dargliela vinta. Credo che sia più salutare usare un pizzico di humour come meccanismo di difesa: se ti rinfacciano cose accadute tanti anni fa, significa che, da allora, ti sei comportata in maniera irreprensibile. >>
Mina annuisce stancamente: << Sì, l'umorismo talvolta aiuta. Purtroppo, nella mia situazione, per non perdere la salute dovrei solo allontanarmi da casa. E pur avendo trent'anni non posso farlo. >>
Io l'ho fatto, vorrei dirle, ma non sono riuscito a sottrarmi del tutto.
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