Parigi è l'autunno, quale stagione migliore per mutare pelle. Avrei posato le valigie e sarei diventato uno dei rifugiati che pullulano nei sottotetti di cui nessuno sa niente. Sarei riuscito a immaginare nuovi giorni, al di là delle possibilità fino a quel punto disponibili. Avrei escogitato mille soluzioni per realizzare ogni occasione, in tutte le maniere e in un medesimo tempo. Lei avrebbe intanto saziato i miei desideri con le sue allegre provocazioni e il cuore da saltimbanco.
Ma la percezione dell'assenza è uno stato effimero della mente, l'interesse e l'attenzione via via svaniscono, finisci per abituarti e non accorgertene più. Come la luce dell'alba entra dalle finestre e invade la stanza, i sogni scivolano via dai muri prima che tu te ne renda consapevole.
Le lancette dell'orologio ricominciarono a muoversi sul quadrante con una specie di lentezza e io ritornai a esistere come sono ora. Questo, da quel tempo in avanti, fu quantomeno abbastanza.
(photo by Pim. Parigi, ottobre 2015)