“Capitano a volte incontri con persone a noi assolutamente estranee, per le quali proviamo interesse fin dal primo sguardo, all’improvviso, in maniera inaspettata, prima che una sola parola venga pronunciata.”
Così scriveva Dostoevskij in Delitto e castigo. È un'esperienza che tutti abbiamo fatto almeno una volta, nella vita reale come in quella virtuale dei social media: ci imbattiamo in una persona sconosciuta che, fin da subito, suscita una simpatia spontanea e istintiva. Con essa si instaura senza tanti preamboli uno scambio interessante di idee, sensazioni e considerazioni sorprendentemente condivise. I pensieri si aprono e si dispiegano con facilità, senza disagi di alcun tipo. Ci si riconosce anche senza essersi mai incontrati prima. La serenità interiore che ci pervade permette di pronunciare verità che pensavamo indicibili.
Il fascino che può scaturire da un incontro casuale e inaspettato ci meraviglia e ci stupisce ma significa nient'altro che incontrare sé stessi, sebbene in altre forme e rappresentazioni. Come sosteneva Jung: "Tutte le persone incontrate nella vita che hanno un potere di fascinazione su di noi sono in realtà parti scisse di noi stessi che abbiamo rimosso e che ci sono riportate indietro. Quindi, se preferiamo non farci ingannare dalle nostre stesse illusioni, dovremo analizzare accuratamente ogni forma di fascinazione per ricavarne, come quintessenza, un frammento della nostra personalità, e ci renderemo a poco a poco conto che, lungo il cammino della vita, non facciamo che incontrare sempre di nuovo noi stessi, sotto mille travestimenti."